Perso nei pensieri metafisici e perennialisti durante una lontana primavera, in Egitto facevo una passeggiata in una zona abitata prevalentemente da cristiani copti. In quelli anni lontani aspiravo a diventare teologo e santo islamico, avevo una lunghissima barba nera, ed avevo un lungo e sottile bastone di legno, per avanzare più comodamente con il caldo che c’era. Alcune donne mi avevano scambiato per un religioso, prete o monaco, cristiano copto. Stranamente a quel tempo nelle moschee gran parte degli imam musulmani non aveva la barba, tantomeno lunga, mentre i rappresentanti della religione cristiana copta spesso avevano barbe assai folte ed imponenti. Le donne si avvicinavano a me, io mi facevo dare un bacio sulla mano e in qualche caso accettavo e prendevo anche qualche spicciolo di elemosina. In cambio io distribuivo benedizioni sacre e divine e mistiche ed angeliche, mettendo la mia mano di aspirante santo sul capo e sui capelli soffici delle devote. Quando il mio maestro sufi ha scoperto quello che facevo in giro sono stato punito con imposizioni varie, anche umili lavori manuali, preghiere e digiuni supplementari di pentimento, e il dover tagliarmi la barba e regalare il mio bastone da mistico e sacerdote sufi a un anziano signore che veniva a pregare nella piccola moschea vicina.
Roberto Minichini, peccatore non riformabile
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