Nuova lettura, di un vecchio testo in lingua tedesca stampato nel 1972
Mi accingo a rileggere a dieci anni di distanza una biografia
del grande studioso, critico letterario e storico della letteratura, oltreché
filosofo e sociologo ungherese marxista Georg ovvero György Lukács (1885-1971).
Ho una vecchia e molto consumata copia del 1972 del volume che si intitola
semplicemente Lukács ed è stato scritto da Fritz J. Raddatz, pubblicato dall’editore
Rowohlt. La foto di copertina che posto qua è presa dalla rete, la mia copia
invece è più usurata e l’ho comprata per spiccioli, una cifra molto bassa che
non mi ricordo, presso un posto dove vendevano libri vecchi. Fra l'altro il mio volume
proviene da una biblioteca smantellata, c’è il timbro di un istituto cattolico.
Il libro è tascabile, piccolo, ha 157 paginette con molte illustrazione e foto
in bianco e nero, purtroppo inevitabilmente di dimensioni limitate. L’opera è
stata curata in maniera eccellente ed impeccabile, ha una scheda sull’autore,
le fonti delle illustrazioni e in precedenza una ampia e dettagliata
bibliografia e poi l’indice dei nomi. Assolutamente raccomandabile per chi
conosce la lingua tedesca e si occupa di germanistica e di storia della
letteratura e critica letteraria. György Lukács era ungherese di origine
ebraica ma ha scritto moltissimo in tedesco ed era uno specialista nel campo
della germanistica. Lo studioso sarebbe stato nella parte finale della sua vita
un grande, coraggioso ed indipendente alfiere delle riforme e di una vita
culturale più libera e ricca nel blocco socialista. Un genio che ancora una
volta ha confermato che la genialità e le ideologie politiche non vanno mai veramente
d’accordo.
Roberto Minichini, nel passato critico letterario marxista
leninista e stalinista, poi socialista riformista, oggi germanista, astrologo,
mago neoplatonico e studioso di letteratura fantastica, mistica ed erotica,
candidato al parlamento di Berlino come conservatore monarchico indipendente,
in esilio in Italia dopo aver litigato con il governo Merkel dieci anni fa, per
eccessiva sudditanza della Germania all’imperialismo e capitalismo angloamericano
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