Oramai
Siamo diventati
Come delle fredde bare
Abbandonate e dimenticate
Sotto una pioggia sgradevole incessante
In un posto squallido ed insignificante
Vicino alla periferia orrenda e grigia
Di una città di cui non mi ricordo il nome
Non sono interessato, in quanto sono molto cattivo
A questi incontri con i bambini e le bambine
Che neanche sanno chi sono
Mentre mi urlano attorno
Le pochissime volte che li incontro
La mia mente è assente
E il mio spirito è estraniato
Vengono dei cani a leccarmi le mani
Ma io sono sotto ipnosi
Mi sono seduto sopra un grasso gatto nero
Sono assediato da galline ed anatre
Maiali, mucche, capre mi perseguitano
Le dame vecchie, assai truccate e con i capelli colorati
Vogliono i miei sguardi libidinosi e i miei complimenti
Fattemi scappare da qua
Trattasi di un museo del grottesco
Non dovete accusarmi, poi
Se mi rifugio nella grappa analcolica
Fra le braccia di concubine mercenarie
E sono sempre nei ristoranti a banchettare
Cibo popolare, grasso e puzzolente
A buon mercato e molto abbondante
Ho rinnegato amicizie e parentela
Abbandonato amanti
Fatto saltare tutti i ponti dietro di me
Eretto muri e filo spinato
E quando parlo, se parlo
Non sono io
Avrei voluto fare il critico letterario in Germania
Recensendo stupidi romanzi privi di qualità
Oppure il pittore nudista di nature morte
Facendo tanti viaggi in Scandinavia
Ma chi pretende di poter decidere della propria vita
Non conosce la vita
E crede ancora che ci sia un senso nella vita
Il dado è tratto
Roberto Minichini, Gorizia, ottobre 2024
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