Eravamo seduti a conversare
Durante una lieta serata estiva
Il mondo era ancora un posto armonico
E noi credevamo nei sacramenti della filosofia
Nel frequentare belle donne e a non porci problemi
Eravamo giovani idealisti, e oggi siamo vecchi cinici
Come tutti i tedeschi, abbiamo paura dell’autorità
Ci proclamiamo liberi pensatori
Ma poi neanche una parola va contro lo spirito del tempo
Dire quello che non si pensa, e pensare quello che non si
dice
Solo dal grande e geniale popolo italiano
Possiamo imparare la ribellione e l’anarchia
Ma per fare ciò, dovremo prima di tutto, imparare l’italiano
Io sono Friedrich Nietzsche, e sono diventato italiano a
Torino
Mentre parlavo con i cavalli, smascherando con loro
Gli errori di uno pseudo filosofo come Platone
Le eresie della morale dei deboli e degli oppressi
Con i cavalli di Torino, ho creato il superuomo
Al di là del bene e del male
Il sovrano gelido ed incomprensibile
La cui volontà di potenza scuote la ignoranza dei mediocri
Nietzsche non era il buono pastore di anime
Ma il terribile annunciatore
Del ritorno di Zarathustra sulla terra
Egli ha frantumato l’uguaglianza, la pace, la morale
Nietzsche non è compreso, se non da Nietzsche
Egli non dialoga, ma monologa
La misantropia ha illuminato, per l’eternità
La sua teutonica anima di sapiente puro
Più le gazzette diffondono l’umanitarismo
Più Nietzsche si chiude nel silenzio del despota erudito
Che col dito non indica una luna inutile
Ma le cime inarrivabile di montagne freddissime
Roberto Minichini, marzo 2023
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