venerdì 5 aprile 2024

Mi ricordo i tempi arcani (Roberto Minichini)


Mi ricordo i tempi arcani e lontani in cui il caro Cesare Pavese durante l’occupazione del nord Italia da parte dei tedeschi dimorava fra i frati per sfuggire a un periodo storico fatto di brutalità ed ideologie totalitarie. Egli voleva soltanto leggere i suoi libri e i tentativi di convertirlo al credo fatto da parte dei religiosi su di lui non ebbero alcun effetto. Il catechismo e la dottrina di una religione per lui non erano cultura o letteratura ma soltanto dogmatismo, la sua religione privata era quella della natura, della terra di nascita, del cielo mutevole sopra la teste delle creature e delle lunghe nuotate in qualche lago nascosto nei boschi. Egli amava la letteratura americana in quanto vedeva nell’America la libertà che in Italia e in Europa mancava, grande conoscitore dei testi originali in lingua inglese, ed eccellente ed appassionato traduttore. Anche quando scontava il suo confino, imposto dal regime fascista e trascorso vicino al mare, Cesare Pavese non faceva altro che lunghe passeggiate, nuotate nel mare bellissimo della località del sud Italia dove stava, chiacchierare un poco con la gente locale, e leggere una quantità incredibile di libri. Capiva l’importanza del mito, del folclore, delle tradizioni delle campagne, delle lingue regionali, del contatto con la terra, le stagioni della natura e l’osservare da vicino boschi, campi, prati e colline. In lui c’era la nostalgia del passato e il voler sentire e percepire profondamente le atmosfere ancestrali e gli stati di coscienze delle popolazioni premoderne e anche a lui contemporanee che coltivavano la terra di generazione in generazione.

 

Roberto Minichini, Gorizia, aprile 2024

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