Un fiore nero seduto nel deserto
Giovane donna studiosa di mistica islamica
Dal volto luminoso e pieno di fede
Un fiore speciale e strano
Aspettava annoiato l’apocalisse
Mentre masse anonime enormi si agitavano
In giorni di festa di cui sfuggiva il significato
Non riescono a pensare ad altro
Che ai divertimenti e al consumismo
Immaturità totale di una società vuota
Furono tempi assai strani, sgradevoli
E l’Occidente tramontava lentamente
Convinto ancora di poter dominare
Ma una civiltà che abolisce gli uomini
E non riesce a distinguere la virtù dal peccato
Va verso il crollo inevitabile
Voglio parlare con il fiore nero misterioso
Per almeno una notte credere a un’estasi sublime
Affinché io possa tornare giovane ed innocente
Ed anticipare in minima e sfuggevole parte
Le delizie dei giardini del paradiso
Dove credenti, mistici, martiri e santi
Vivranno per sempre nella beatitudine assoluta
Noi sciiti abbiamo il matrimonio a termine
E sotto un chador mistico nero
Si possono nascondere tesori femminili
Mai visti in Occidente
Dove tutto è diventato banale e volgare
Deforme e sgradevole, artificiale e finto
E a me non piace l’Occidente, no
Ma anche l’Oriente islamico
Ha ovunque liberali e modernisti
Dagli occhi spenti ed opachi
Privi di spiritualità e morale angelica
Ipocriti di cui diffidare
E io mi devo liberare dai peccati
E dalla debolezza di fede
E da infiniti errori e sbagli
E studiare teologia e sharia
Invecchiando con un turbante in testa
E camminando, lentamente
Con un bastone teocratico sacro
E recitando preghiere costanti
Per le anime dei defunti
Roberto Minichini, Gorizia, agosto 2024
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