Dino Campana ( 1885-1932 ) fu considerato in vita un poeta pazzo. A quel tempo la letteratura italiana aveva supposti o autentici pazzi di grande genio, oggi circolano probabilmente soltanto nella maggior parte i cantori del buonismo imperante, e se forse in singoli casi hanno una qualità utile per essere artisti, cioè di essere considerati pazzi, sembra che la componente di genio sia piuttosto latitante da tantissimi anni nella nostra letteratura. Chissà se finita l’attuale epoca povera di alti e forti contenuti, avremo altri Dino Campana, assolutamente ed incontrovertibilmente incontrollabili e la cui poesia è inutilizzabile per programmi politici, per stilare liste demonizzanti contro chi non si adegua ai canoni della grande emancipazione o per riforme del concetto di famiglia, o se continuerà ancora la sequela dei cantori dell’anticonformismo conformista libertario o pseudo libertario di massa e di moda. Ha scritto assai poco Dino Campana, rispetto ai corpus ben più consistenti di molti suoi grandi e grandissimi colleghi e colleghe del Novecento italiano. Il destino sfortunato ed infelice non gli ha permesso di donarci di più. La sua supposta follia ci manca, i poeti, se non sono considerati grandi pazzi, non sono grandi poeti, e non li vogliamo.
Roberto Minichini
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