Dalle confessioni intime
Dell’ingegnere fallito
Letterato scadente
Otto volte divorziato
Ipollito von Kurzheim:
Avevo sempre sperato
Di non dovermi staccare
Da un fulgido avvenire
Amorosamente predeterminato
Dalla Banca Mondiale
Frutto di anni di compromessi
Avevo leccato tanti piedi
Per servire la critica letteraria
Come brillavo sulla scena
Culturale tedesca
Dominata dalla ideologia
Delle lobby
Che danno premi letterari
Soltanto, si soltanto
A chi balla con loro
Che bella vita
Germania
La marionetta d’Europa
Governata da schiavi felici
E fu subito ribellione
Nell’archivio della biblioteca
Sokratus Benedictor
Antichissima
Furono scovati
Anno 2012
Documenti dattilografi
Del 1954, autunno – inverno
Il critico letterario
Fu cosciente
Che la libertà era dittatura
Ed ebbe paura
Di perdere i favori
E i denari
E gli amori
E i premi
Del bel mondo emancipato
Fatto di intellettuali stupidi
E servi, indecorosi esseri
Tremanti e saccenti
Inutili, dannosi
Alla civiltà umana
Traditori della Germania
Dell’Europa
Dell’intera umanità
Come ci si vende bene
Per fare carriera
Uomini e donne
Tutti in fila
Per una briciola
Di puzzolente gloria
Concessa dal sistema
Del Nuovo Ordine Mondiale
Camminavo immerso
In pensieri lirici ed erotici
Una sera fredda ed umida
Vicino al Reno, lontano dalle case
Nebbia, silenzio, poco traffico
Povera borsa piena di libri usati
Anche il diario intimo
Di amorose avventure
Doveva sempre farmi compagnia
Quando vidi una mucca solitaria
In un prato germanico teutonico
Che mi fissava con infinita gentilezza
Capivo che eravamo
Karmicamente collegati
La vacca ed io, due anime gemelle
Sapevamo che la notte dei tiranni
Doveva avere una fine
Per far rinascere la Patria Germania
E il complotto doveva essere smascherato
Di fronte a tutto il mondo
Avevo deciso di lasciare
La poco edificante attività
Di critico letterario di regime
Tessitore di lodi per scemi omologati
E diventare rivoluzionario antiglobalista
Cavalcando la ma vacca renana
Io sarei diventato un vincitore
Libero dalle catene del pensiero unico
Libero dal dovere di essere buono
Libero dai moralisti della new age
Finalmente cattivo e bastardo
Finalmente tornato a casa
Finalmente libero di essere tedesco
Nefasto rompiscatole guerriero
Turpe occhialuto con erre moscia
Patriarca Monarca Guerrafondaio
Sentivo la libidine scuotere
Tutto il mio essere corrotto
A Wiesbaden tenni la conferenza
In cui denunciavo l’esistenza
Di un complotto internazionale
Della alta finanza globalista
Sei pensionate entusiaste
Armate di fallici ombrelli teutonici
Mi giurarono fedeltà fino alla morte
Arrestato, la notte fu prigionia
Mi interrogarono per undici ore
Dissi che il mio compito era
Provvidenzialmente decretato dal fato
Della superiore volontà della storia
Che ciclicamente rinnova
L’avvento di imperatori celesti
Che purificano da ogni degrado
E creano civiltà armoniche perfette
Scrissi una lettera alla mia Paolinda
Sono un bigamo cronico
Ti ho tradita, non solo
Con le costose signore del bordello
Chiedo perdono e mi sento un verme
Sono un immondo
Ma anche, e non me ne vergogno
E non lascio questa amante
Con una Dea nuova
La Germania Eterna
La Germania segreta
La Germania Sovrana
La Germania Pansofica Nudista
Bionda, seni enormi, accoglienti
Labbra da cui non mi staccheranno
Neanche con i carri armati
Germania
I nostri figli saranno
Una nuova Sparta fulgida e solare
Il giornalino locale per cui lavoravo
16 abbonati
Mi licenziò in tronco
Per l’articoletto
Appello alla insurrezione nazionale
Carriera brillante stroncata
Inizio di una rivoluzione
Non ancora avvenuta
Ma che è scritta nelle stelle
Roberto Minichini, Gorizia, ottobre 2020