1. Il mio nome è Hans Otto Siegfried von Mainz, in arte
Rupert, fra l’altro mi ritengo conoscitore delle arti magiche in specie quelle
basate sulle rune, sono un tedesco ora in esilio, nato nel 1970, ho fatto il
critico letterario per tanti a Francoforte ed Amburgo, sono stato soldato di
professione dell’Esercito Federale Tedesco in gioventù, ho insegnato filologia
germanica alla Accademia Militare di Berlino, ma mi hanno cacciato con disonore
in quanto le mi idee erano completamente incompatibili con la ideologia
dominante della Repubblica Federale Tedesca. Sono stato trattato come un
mostro, senza alcuna pietà, in modo drastico mi hanno tolto la divisa, i gradi,
lo stipendio e se avessero potuto mi avrebbero anche tolto la cittadinanza
tedesca. Ora, da anni, sono diventato un italiano d’adozione. L’Italia è
meravigliosa, anche se è completamente controllata dalla stessa oligarchia
dittatoriale come la Germania, qui in Italia se la prendono comoda, ci sono
molti spazi di libertà rimasti, e tutto è molto meno severo che in Germania.
Noi tedeschi in esilio amiamo l’Italia. Vengo alle mie pene d’amore, anche se
io forse non credo più all’amore, cosi come non credo alla libertà e non credo
alla pace e non credo al progresso. Ho una moglie a tempo determinato, si chiama
Ludmilla, e vive all’estero da molti mesi e non intende più tornare. In verità
sono poligamo, oppure scapolo, oppure libertino o anche piccolo borghese
moralista, a seconda dei casi e delle circostanze. Il nostro contratto
matrimoniale scade il 9 maggio. Non so se il contratto sarà rinnovato, non la
vedo e non la sento da mesi, ora è una donna assai importante e non ha tempo di
litigare con me. Ludmilla è una donna potente e io sono la sua appendice
inutile.
2. Ho smesso di pensare, di parlare, di scrivere e di
leggere in tedesco, io non sono più tedesco, i tedeschi non esistono più, la
mia ex patria è soltanto una colonia di poteri finanziari ed imperialisti
capitalisti stranieri, la cultura originaria dei tedeschi è stata cancellata e
trasformata in una falsificazione ideologica inventata a tavolino. Ora sono un
apolide da un punto di vista umano, anche se non da un punto di vista
burocratico. Ludmilla ha capito la mia tragedia, ha capito il mio dolore, ha
amato il mio povero corpo e la mia anima ancora più povera. Non so se Ludmilla
mi ama ancora, ha seguito fedelmente i miei insegnamenti spirituali e le mie
indicazioni esistenziali, ed ora si è trasformata in una apocalittica, e non la
riconosco più.
3. Oh si, lei è la bellissima e giovane donna Ludmilla,
pensavo che avesse i capelli biondi. Le dicevo:- Come fai ad avere i capelli
cosi biondi? Sono meravigliosi.- Mi rispondeva ridendo che ero proprio scemo,
non capivo perché mi diceva ogni volta cosi, pensavo fosse uno scherzo. Invece
i capelli naturali di Ludmilla sono proprio rossi.
4. Sono affascinato dalle persone perfettamente poliglotte.
Ludmilla parla l’italiano, lo spagnolo, il tedesco, il francese, l’inglese e il
polacco senza alcun accento straniero, come perfetta assoluta madrelingua. Dice
di aver imparato in quell’istituto universitario e anche a casa, si tratta
dell’istituto dove sua padre, che non è mai stato in Italia o Francia in vita
sua, insegnava lingua e cultura italiana e francese prima di andare in
pensione. Un padre esperto di letteratura, di cinema, di arte figurativa, un
musicologo. Con me non ha parlato in italiano e non mi ha neanche detto di
saperlo. Tutta questa gente piena di dottorati e titoli accademici vari, sono
talmente poliedrici ma anche modesti che non si vantano affatto di quello che
sanno. Un giorno dico al papà di Ludmilla: -Ma scusa, tu parli l’italiano
meglio di me, perché non me lo hai detto?- E lui:-Tu non bevi alcolici con me e
io non parlo in italiano con te!- Non bevo alcolici e nella famiglia di
Ludmilla ciò è una eresia, ma anche Ludmilla non beve alcolici, ha smesso di
bere grazie a me, e anche prima beveva molto poco.
5. Siamo nella steppa, lei ama la steppa, lei corre nella
steppa, lei va a cavallo nella steppa. Io non so andare a cavallo, e per
prendermi in giro fanno arrivare un asino. Preferisco andare a piedi, tratti
molto lunghi, infiniti. Attorno non c’è nessuno. Sono spazi vastissimi, enormi,
inconcepibili a una mente che non avesse visto con i propri occhi. Avverto una
sensazione estatica di infinito, di libertà integrale, mi metto a cantare in
modo stonato, ridiamo, ci buttiamo per terra reciprocamente. Troviamo un albero
e ci appartiamo per un’ora. Ludmilla mi sussurra in un orecchio:- A cosa
pensi?-
6. Mi dicono di stare tranquillo, di divertirmi e di godermi
il tempo libero, di passare le giornate come un normale signore locale
qualsiasi, non possono sapere che sono straniero, nessuno mi chiederà quindi
delle squadre di calcio o della politica italiana, di cui fra l’altro non so
nulla, io sono uno del popolo, a parte la erre moscia un poco strana da
tedesco, parlo benissimo la loro lingua. Passano i giorni e sono lasciato solo
con me stesso. Frequento librerie, parchi, musei, faccio delle passeggiate che
durano ore ed esploro ogni cosa, tutto è molto interessante per me. Baruffo una
sera con un tassista, la situazione dura meno di cinque minuti, l’individuo
sembra un ubriacone irascibile fuori controllo, arriva non si sa da dove la
polizia. A me non chiedono niente, non parlano proprio, solo agiscono in
maniera fulminea e decisa. Il tassista viene trascinato con brutalità dentro la
macchina della polizia e portato via. Il taxi rimane aperto sul ciglio strada.
Mi porto da solo usando il taxi nel posto dove ho l’appartamento. La mattina
dopo il taxi non c’è più. Chiamo la polizia e spiego il caso e mi rispondono
che il taxi lo hanno preso loro. Racconto l’episodio a Ludmilla, che come al
solito era sparita misteriosamente, a me tocca solo aspettare la sua
riapparizione, e non fare mai domande. Lei ride di gusto e scuota la testa.
7. Ho pochi giorni a disposizione, vengo sballottato a
destra e a sinistra, tutto dura sempre un tempo molto limitato, cambio realtà,
cambio mondi, e alla fine non so più chi sono e in che cosa consiste
l’universo. Aspetto di sapere se in questi giorni brevissimi posso vedere mio
figlio e la madre di mio figlio, fra l’altro grande amica di Ludmilla. Io non
ho mai visto mio figlio, sarebbe ora che lo possa finalmente abbracciare. Ma
non è possibile. La madre è finita in non so quale città remota inaccessibile e
lontanissima, non c’è tempo, non questa volta. Amen.
8. Sono a letto e mi sento un vecchio fallito che ha
sprecato la propria vita. Chiudo gli occhi e vedo Ludmilla e mi chiedo: perché?
Lei qualche volta mi appare in qualche sogno.
Roberto Minichini, Gorizia, Regno d’Italia, febbraio 2023