sabato 24 maggio 2025

Non sei presente perché non dovevi essere presente (Racconto breve di Roberto Minichini)


Non sei presente perché non dovevi essere presente. Tutta la vita sei soltanto una viziata che vive di sogni. Le tragedie della storia non le conosci, ne hai soltanto letto nei libri o hai visto film alla televisione. Sei una piccolo borghese scansafatiche che parla tanto perché dalle tue parti le chiacchiere sono permesse dal sistema di potere, cosi la gente si trastulla in maniera infantile e narcisista, magari bevendo e cantando, e non pensa alle cose serie. Qui è molto diverso. La tua arroganza non ti permette di capire. Non sono libero, ho la pistola puntata alla nuca, i figli deportati in una località sconosciuta, gli amici tutti quanti finiti al cimitero, senza funerale. Prigioni dappertutto, e sono prigioni segrete, ufficialmente queste prigioni non esistono affatto. La cella in cui mi hanno tenuto, dopo l’arresto e gli interrogatori durati giorni, è un incubo. Questa è una dittatura, uno Stato di polizia, dove la polizia politica è ovunque, è onnipotente e non porta le divise. C’è ormai un muro, tu non puoi e non devi accedere a me, questo muro con filo spinato è stato eretto per proteggere te e la tua famiglia. Tutto è comodo dalle vostre parti. Molto facile è combattere l’oppressione quando non c’è alcuna oppressione, fare le aquile quando il leone non c’è, lottare contro la ingiustizia quando te lo permette lo Stato, anzi ti istruisce e ti incoraggia a farlo, dicendo che è un tuo diritto. Da noi tutti voi sareste muti, zitti, con la testa abbassata, a strisciare come schiavi, a tremare e a baciare le mani e i piedi dei funzionari. Qui fare i ribelli del fine settimana per sentirsi importanti non è affatto concesso, si rischia di essere annientati. Ascoltami bene: il modo in cui funzione la nostra mente non è il modo in cui funziona la vostra mente, siamo molto diversi, noi vi disprezziamo e non ci piacete affatto, ci sembrate assurdi, orrendi. Ho perso l’uso di una parte del corpo, cammino con molta difficoltà. Loro sono capaci, se vogliono, di picchiarti senza lasciare tracce, sono professionisti in questo. Fanno uscire il prigioniero torturato per settimane grasso come un porcello. Cosi lo possono esibire davanti ai giornalisti stranieri e dire che le voci della persecuzione sistematica dei dissidenti sono solo voci false messe in giro dalla propaganda nemica. Qui c’è un solo partito, una sola visione del mondo permessa, una sola verità, un consenso unanime su tutto, e le statue del grande capo ovunque. Ai bambini piccoli vengono insegnate le canzoni all’asilo dove si cantano le virtù infallibili del Partito e del grande capo e il futuro luminoso ed inevitabile che ci attende tutti quanti, grazie alla nostra assoluta ed eterna fedeltà alla ideologia ufficiale, che ovviamente tutti spontaneamente e liberamente accettano gioia. Solo poche menti criminali e deviate e traditori al servizio dei nemici stranieri osano pensarla in maniera diversa, e per questo vengono puniti con estrema brutalità, e il popolo, nelle trasmissioni televisive, chiede pene ancora più esemplari e draconiane. Ho imparato a disprezzare il popolo, la gente comune. Quando questa dittatura totalitaria cadrà, forse fra molti decenni di regime del terrore, la gente comune, che qui sostiene ogni cosa che il governo fa e ti consegna senza scrupoli alle forze di sicurezza se sospettano che non sei con la dittatura, dirà di essere sempre stata contro. Racconteranno storie eroiche di come loro e i loro genitori hanno sempre resistito e si sono opposti al sistema basato sul partito unico. Tutte bugie. Ti saluto, senza baci. Ormai ho una moglie e dei figli e sono un uomo fedele. Ma mi ricordo che una volta nel passato ci siamo amati. Addio.

 

Roberto Minichini, Gorizia, maggio 2025

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