mercoledì 17 luglio 2024

Spirale assurda nella quale sono caduti tutti quanti (Racconto breve di Roberto Minichini)


Spirale assurda nella quale sono caduti tutti quanti, una situazione dalla quale non si uscirà se non provocando ulteriori catastrofi e disastri. Qui è una piccola oasi, la terra di nessuno, per qualche ora potremo ancora una volta fingere di essere tornati umani e normali. Camminiamo in silenzio a piedi nudi per un piccolo prato, come quando eravamo giovani, e quando ancora avevamo speranza e la terra era la nostra terra e il cielo era il nostro cielo, e i genitori erano i nostri genitori e i nostri figli erano veramente ancora nostri ed eravamo uniti tutti quanti. Sarebbe bello avere una macchina del tempo, tornare indietro e poi fermare il tutto, il tempo non deve più avanzare. Ora che camminiamo per un poco a piedi nudi, io non sento la terra e non sento i piedi, e non riconosco te. L’altra sera sono salito verso la piccola cittadina dove abita L., ti ricordi di lei? Te ne avevo parlato, eravamo insieme tanti anni fa, prima dell’orrore nel quale ora siamo precipitati. Volevo vederla e volevo vedere i ragazzi. La colona di macchine ha fatto tutto il viaggio in poche ore ma li ho fatti fermare alle prime case e sono sceso da solo. Questi viaggi in gruppo non mi piacciono, uomini d’affari in vacanza, turisti, che parlano solo di soldi e di politica e di divertimenti non sono proprio la compagnia che fa per me. Allontanarmi per un paio di ore, non sentire più il loro continuo fluire di chiacchiere fintamente brillanti per me è una forma di liberazione. Staranno a bere le loro birre in macchina oppure a fare un giro, ma non possono andare da nessuna da parte, pazienza, mi aspetteranno. Non sono antipatici, anzi, è gente per bene, ma c’è troppa differenza rispetto a un orso come me. A L. è sempre piaciuto abitare in luoghi e strani ed isolati, e qui, con la notte ormai cominciata, sembra di essere sulla luna. Le stradine sono completamente deserte, il silenzio è spettrale, passa di sfuggita qualche gatto diffidente. Poi, come dal nulla appare un poco distante nel buio una signora anziana, si trascina con fatica e mi viene incontro. Mi dice che non ci sono alberghi e che ci siamo persi in un posto in cui non si da mangiare per stranieri, in quanto non ci sono ristoranti o altro. Mentre cammino le sono sempre più vicino e vedo che porta una vistosa croce attorno al collo, un fazzoletto attorno alla testa, e che ha i capelli completamente bianchi e lunghi che escono fuori dal fazzoletto. Si mette a parlare, dice che tiene i capelli bianchi perché trova ridicole le donne che da vecchie si tingono i capelli come se fossero giovani, lei è fiera dell’età che Dio le ha dato. Non le ho detto niente, tantomeno mi sarei permesso di fare commenti sulla sua persona, l’ho solo salutata dicendo buona sera, è lei che parla per conto suo. Dice che alla televisione raccontano che ci sarà una grande guerra e che lo ha detto una veggente e che molti moriranno e tante grandi città spariranno e che lei ci crede e sa che i giovani cresceranno in un mondo da incubo, perché sono tutti lontani da Dio e invece di ballare nelle discoteche e di ubriacarsi e drogarsi dovrebbero mettere su famiglia e crescere a loro volta tanti figli cristiani. Poi mi domanda se ho fame, che lei mi porta a casa sua e che mi farà da mangiare, ma solo a me, non agli altri che sono rimasti nelle macchine e che parlano una lingua straniera, lei è passata vicino e ha ascoltato e guardato le targhe delle macchine. Inoltre mi chiede che lingua parlano questi stranieri e se hanno i documenti a posto e i permessi necessari per entrare in questa regione isolata e piena di boschi tutelati. Le rispondo che sono turisti italiani, i documenti sono a posto, e dopo li porto più lontano in un’altra cittadina dove hanno le stanze per dormire prenotate. Mi mostra la foto del figlio e dice che è morto e che non le ha lasciato nipoti e che anche suo marito è morto da anni e che lei è sola al mondo. Dopo averla salutata ho ancora un quarto d’ora di cammino da fare. Poi mi trovo di fronte alla casetta, cosi, all’improvviso. Fa caldo, è estate, sento la televisione, le luci accese in tutte le stanze. La bambina più piccola gioca da sola in giardino, si gira, mi vede ed apre la bocca dalla sorpresa, ma non dice niente. Entro nel cortile e le passo accanto sorridendo, anche io sto zitto. In pochi attimi mi trovo in soggiorno, ecco i due ragazzi più grandi, e la loro madre sul divano a guardare un film. Mi siedo anche io sul divano. Corre dentro la piccola che era in giardino, mi guardano e si guardano, nessuno dice una sola parola, mentre io fingo di guardare lo schermo. Poi L., la quale anche se ormai matura (gli anni passano e passano per tutti) è ancora una donna bellissima, mi accarezza i capelli, e mi dice: sei troppo grasso, la tua nuova dama evidentemente ti nutre come un porco cosi non puoi scappare con un’altra. Arriva anche il cane, il quale evidentemente stava dormendo come al solito, in un’altra stanza, e mi azzanna il polpaccio destro. Questo strano modo di salutare lo ha sempre avuto, soltanto che lo usa solo con me. Ormai è un cagnolone vecchio, e ci vede poco, ma è sempre lui, e si ricorda di me. Mi lecca le mani e cerca di salirmi in grembo, cosa che non mi piace affatto. Esco dal soggiorno per lavarmi le mani in bagno. Sento le voci dal soggiorno: mamma, ma perché papà si comporta cosi con il cane? E lei risponde: perché vostro padre è diventato un musulmano fanatico, considera impuri gli alcolici, la carne di maiale e la saliva dei cani. Tornato in soggiorno il ragazzo più grande mi chiede se voglio vedere i suoi disegni, in quanto sta facendo una scuola per artisti, ed è anche bravo a fare vignette e fumetti. Il pianoforte che c’è in soggiorno glielo ho comprato io e anche le lezioni di musica sono una sua passione. Nel tema natale astrologico ha venere e nettuno dominanti, con aspetti molto favorevoli, un artista nato e anche un ragazzo molto gentile e sensibile. Una volta al telefono gli dissi che doveva scegliere: o le arti figurative o la musica e poi impegnarsi fino in fondo, finché è ancora giovane ha tutto il tempo per raggiungere alti traguardi, se si mette a studiare e ad esercitarsi con dedizione totale. Nella sua stanza regna il disordine completo, mentre commento i suoi disegni appare sua madre e dice: guarda che tuo padre finge di parlare con te, non gli interessa cosa fa suo figlio, tuo padre è un camaleonte, non si capisce cosa sia, chi sia, e siccome parla le lingue di tutti non parla mai nessuna lingua veramente, è un nomade che lascia solo rovine dietro a se, ovunque passa crea disastri e caos. Mi giro e le dico: cerco di capire quello che sta facendo il ragazzo. E lei: non ne sei capace, ti conosco, la cosa che mi preoccupa è che il ragazzo è tale e quale a te, evidentemente i tratti caratteriali in questo caso sono ereditari, tale padre tale figlio. Una veloce cena, ed ovviamente L. mette a tavola carne di maiale e grappa, mi limito a mangiare le patate e l’insalata. Le chiedo a cosa serva la grappa, visto che nessuno la beve. Mi risponde che la grappa serve a far capire che questa è una casa slava e cristiana e non turca e musulmana. Messi a dormire i ragazzi, prima di lasciare la casa parlo con lei da sola, suppongo che la mia compagnia allegra di turisti italiani sia ormai stufa di aspettarmi da ore in mezzo alla strada nelle macchine al buio. Ma ho fatto a loro capire che si trattava di vedere i figli e mi hanno detto tutti che non c’erano problemi, anzi, che erano disposti a dormire in macchina l’intera notte. Forse è proprio vero quello che si dice da queste parti, che gli italiani sono in gran parte brava gente, persone buone ed umane. Quindi mi prendo il tempo di parlare con L. da sola, non capitava da molto, seduti nel buio, abbracciati, sul nostro divano della fornicazione, che lei si è portata dietro in tutti i suoi traslochi. Dice di avere paura del futuro, di essere preoccupata per cosa sarà dei figli, che teme le cattive compagnie, molti loro coetanei vengono da famiglie anche moralmente disastrate ed afflitte dalla piaga dell’alcol, e che meno male che i nostri figli non si sono messi a bere o ad andare male a scuola come molti loro amici. Per portarli a scuola si è comprata una nuova macchina, sono ogni giorno quaranta chilometri di andata e poi di ritorno e si è trovata un lavoro in zona, la mattina, ma la città dove sono le scuole non le piace, aggiunge che girano troppe brutte facce. Le dico che se vuole può venire in Italia, non ci sono problemi. Ma lei non accetta, quasi urla: dove sono nata è il mio paese e il mio popolo, le mie radici, la mia storia, la mia anima, qui sono nata, questo è il mio paese e qui morirò e voglio che questa sia e rimanga anche la patria dei nostri figli, altrimenti diventeranno come te. Tornato alle macchine gli italiani non c’erano più, sono stati portati via dalla polizia, per accertamenti. Due agenti in borghese sono sul posto e me lo comunicano. E io chiedo: dove dormiranno, visto che la centrale è lontana? E loro: in cella, a spesa dello Stato, colazione inclusa. Ora che ti ho raccontato l’incontro con L. e coi ragazzi dell’altra notte ti vedo triste, distante. Siamo distesi in questo piccolo prato, a piedi nudi, c’è il sole e siamo per qualche ora salvi nella terra di nessuno. Troppe vite vissute senza aver mai avuto un solo giorno di vita normale, troppe famiglie avute per non aver mai sperimentato cosa sia una famiglia stabile, troppi viaggi fatti sentendosi sempre in galera, questo non è vita, è la manifestazione della morte.

 

Roberto Minichini, Gorizia, luglio 2024

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