giovedì 24 aprile 2025

La statua (Racconto breve di Roberto Minichini)


La statua che si trova al centro di questo istituto è assai particolare, davvero impressionante, imponente.- Cosa vedi? – Smettetela di fare questa domanda- Trattasi di un blocco di pietra scolpita tutto nero che rappresenta un uomo alto ed ancora giovane, vestito con una specie di largo capotto, questo signore ignoto ha un volto molto severo, si, assai determinato. Avverto che questo uomo è una specie di tiranno, un essere gelido e privo di sensibilità, tutto dedito a qualche idea assoluta intollerante. Ora vedo delle bandiere, ovunque bandiere, almeno venti bandiere, grandi bandiere, molto, tanto, grandi. – Hai paura?- No, sono curioso, amo l’arte totalitaria e monumentale, e qui sotto i miei occhi sta nascendo un nuovo sistema totalitario, una dittatura che sarà un dono per le generazioni future dell’umanità, una estetica che non lascia spazio a una concezione debole o passiva della vita – Concentrati meglio. - Oh, voglio tornare subito dentro la patria ancestrale e non essere mai più costretto di abbandonarla. Come nell’utero della madre, la patria magica permette di percepire la nostra lingua come il suono più dolce e primordiale del cosmo, non modificate la lingua, mantenetela pura e vergine, come un gioiello prezioso. Vogliamo la conservazione delle forme, percepire la natura come un organismo vivente e divino, unire la nostra anima a questi prati, a questi fiumi, a questi campi, a questi boschi. Ora siamo circondati da immense ed infinite distese di neve e ghiaccio, il mondo perfetto, lontano dalla degenerazione delle geografie immorali del turismo e delle spiagge e dei divertimenti bassamente borghesi. Voi dovete essere socialisti utopisti, procreare figli per lo Stato vittorioso, lavorare sedici ore ogni giorno con le vostre mani, nelle fabbriche che producono acciaio per la patria e non bassi e stupidi prodotti di consumo, voi dovete cessare di fare gli intellettuali ed artisti vanitosi e parassiti, dovete invece essere soltanto operari, contadini, soldati. Un padre è un uomo nobile quando l’amore per lo Stato, il Socialismo, la lotta contro l’imperialismo capitalista massonico individualista e i sabotatori interni ed esterni, è più grande dello squallido amore piccolo borghese soggettivistico e sentimentale per i suoi figli carnali. Non avendo noi la mentalità lacrimosa, abbiamo superato il concetto di famiglia egoista e vigliacca e ci siamo fusi nella nostra essenza intima con lo Stato totalitario.- Per questo tu, quando incontri i tuoi figli sei completamente privo di sentimenti?- Si, li avverto come estranei, non so perché. Ora una colonna di macchine si sta spostando dentro una strada che si trova all’interno di un enorme bosco. Li vedo dall’altro, è una colonna di almeno una ottantina di macchine. Sono bellissime macchine, grandi, lussuose, con i vetri oscurati antiproiettile. Sopra le macchine vola uno squadrone di elicotteri.-Di cosa si tratta?- Una nuova forma di polizia. Sanno tutto, controllano tutto, nessuno può ritenersi al sicuro. Questo corpo di polizia elitario è di recente formazione. Non riconosce alcuna legge, è la legge, la legge del più forte. Non portano alcuna divisa, sono una polizia senza divisa, sono la polizia assoluta, sono la espressione più pura della nuova epoca. Esiste fra loro una gerarchia precisa. Al vertice intellettuali molto raffinati, pesantemente ideologizzati e al servizio della dottrina, e nelle sfere più basse assassini psicopatici, maniaci, estremisti politici e religiosi, frustrati che hanno voglia di rifarsi delle sconfitte della loro miseranda ed inutile vita.

 

Roberto Minichini, Gorizia, aprile 2025

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