Cantare il poema mediocre di amori e figli perduti
Nel vento crudele e disumano della storia
Dove nessuno riconosce più nessuno
E l’anima è diventata una pietra troppo dura
Genitori dimenticati, figli abbandonati
Fratelli cacciati, storie passate, cancellate
E non ci si ricorda degli abbracci e dell’affetto
Una volta immenso, oggi un’ombra orrenda dissolta
Quanta è immatura e stolta l’umanità
I baci, non hanno più sapore
Gli amori brevi
Sono squallide fughe
Per dimenticare
La catastrofe e l’orrore
E il peggio deve ancora arrivare
Siamo vittime, ormai perenni
Di propagande incrociate
Superpotenze che si vogliono spartire
Una umanità di schiavi
Di povere persone
Considerate solo numeri statistici
Schiacciate dalle gerarchie politiche ciniche
Masse, come le formiche, ignare
Che si credono onnipotenti
Perché il sistema ha donato loro un giocattolo
Chiamato internet
Che nel futuro sarà tolto e vietato
Lui, all’apparenza parla la nostra lingua
Ma è una illusione, perché parla tutte le lingue
Io l’ho visto, e penso anche di averlo conosciuto
Per come era per davvero
Prima che lo portassero via
E lo trasformassero
In quello che non è lui
Leggo su un giornale
Le righe seguenti, scritte da un giornalista ignorante
Sostanzialmente a malapena cammina, dopo cinquanta metri
rallenta, poi ancora un centinaio di metri e si ferma. Per parlare, non parla,
al massimo saluta o finge di conversare per pochi minuti. Assume la parte che
gli altri gli assegnano, ma non è lui. Quante parti diverse riesce ad incarnare
e recitare! Noi lo abbiamo visto ed osservato, è qualcosa di assolutamente
strano.
Non ci guarda negli occhi, ci disprezza
Sembra chiuso in una sua dimensione da cui non esce
Incapace di comunicare con il mondo esterno
Dice di aver vissuto molte vite diverse
Di essere antico, di vivere da secoli
E che tutti i suoi amici ormai sono morti
Mentre lui è in compagnia degli spiriti degli antenati
Passa le notti in ginocchio, davanti a una Croce
Ci descrive luoghi che non può conoscere
E li descrive alla perfezione
Roberto Minichini, Gorizia, marzo 2025