Si chiamava Johann Albrecht Weiss, aveva cinquantasette anni, era nato a Graz da una famiglia di funzionari imperiali e aveva preso i voti a diciannove anni seguendo un percorso lineare fatto di studio, disciplina e applicazione costante. La formazione monastica lo aveva modellato attraverso la ripetizione quotidiana di gesti regolati, letture prescritte, lavoro intellettuale ordinato, fino a produrre in lui una struttura mentale stabile e coerente. Nel corso degli anni aveva svolto incarichi di trascrizione e verifica di testi antichi, attività che richiedevano attenzione continua, memoria affidabile e capacità di mantenere una linea di lavoro priva di oscillazioni. Proprio in questo ambito aveva incontrato materiali esclusi dal canone, appunti marginali, sequenze alfabetiche e numeriche prive di attribuzione chiara, resti di una tradizione operativa espulsa per riduzione dottrinale e semplificazione teologica. Johann aveva riconosciuto in quei frammenti una grammatica rigorosa e aveva iniziato a organizzarla come disciplina personale, fondata su ordine, misura e continuità. Il quaderno che compilava funzionava come strumento di lavoro, luogo di registrazione, superficie di verifica. Ogni frase aveva un valore operativo. Ogni formula veniva costruita secondo criteri precisi. La pratica che coltivava si basava sui grimoire tardo medievali e rinascimentali, testi nei quali l’evocazione degli spiriti viene descritta come procedura tecnica fondata su nomi, sigilli, sequenze verbali e scansioni temporali. Evocare significava predisporre condizioni formali capaci di rendere percepibile una presenza secondo modalità definite. Gli spiriti evocati erano intelligenze descritte nei grimoire come legate a funzioni determinate, ambiti circoscritti di conoscenza e forme riconoscibili. La loro manifestazione visibile consisteva in configurazioni stabili, delimitate, dotate di coerenza fenomenica sufficiente a essere osservata e distinta da un contenuto mentale ordinario. Johann verificava ogni operazione con rigore, annotando durata, chiarezza della forma, stabilità della configurazione, effetti cognitivi prodotti. La sua disciplina personale si fondava su continuità e precisione e avrebbe incontrato l’ostilità del bigottismo e del fanatismo di menti incapaci di sostenere una complessità reale. Questo dato faceva parte del quadro generale. Johann Albrecht Weiss proseguiva il suo lavoro con calma vigilante, convinto che l’ordine appartenga alla struttura dell’intelletto e non alle sue semplificazioni.
( Roberto Minichini, dicembre 2025 )

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