venerdì 23 agosto 2024

Un fiore nero seduto nel deserto (Poesia di Roberto Minichini)


Un fiore nero seduto nel deserto

Giovane donna studiosa di mistica islamica

Dal volto luminoso e pieno di fede

Un fiore speciale e strano

Aspettava annoiato l’apocalisse

Mentre masse anonime enormi si agitavano

In giorni di festa di cui sfuggiva il significato

Non riescono a pensare ad altro

Che ai divertimenti e al consumismo

Immaturità totale di una società vuota

Furono tempi assai strani, sgradevoli

E l’Occidente tramontava lentamente

Convinto ancora di poter dominare

Ma una civiltà che abolisce gli uomini

E non riesce a distinguere la virtù dal peccato

Va verso il crollo inevitabile

Voglio parlare con il fiore nero misterioso

Per almeno una notte credere a un’estasi sublime

Affinché io possa tornare giovane ed innocente

Ed anticipare in minima e sfuggevole parte

Le delizie dei giardini del paradiso

Dove credenti, mistici, martiri e santi

Vivranno per sempre nella beatitudine assoluta

Noi sciiti abbiamo il matrimonio a termine

E sotto un chador mistico nero

Si possono nascondere tesori femminili

Mai visti in Occidente

Dove tutto è diventato banale e volgare

Deforme e sgradevole, artificiale e finto

E a me non piace l’Occidente, no

Ma anche l’Oriente islamico

Ha ovunque liberali e modernisti

Dagli occhi spenti ed opachi

Privi di spiritualità e morale angelica

Ipocriti di cui diffidare

E io mi devo liberare dai peccati

E dalla debolezza di fede

E da infiniti errori e sbagli

E studiare teologia e sharia

Invecchiando con un turbante in testa

E camminando, lentamente

Con un bastone teocratico sacro

E recitando preghiere costanti

Per le anime dei defunti

 

Roberto Minichini, Gorizia, agosto 2024

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