Ogni vero e profondo sentimento nasce da una rivelazione che ci coglie impreparati eppure ci mette subito a nudo. Le poesie d’amore di Aleksandr Puškin non sono esercizi di stile o frammenti sentimentali sospesi nel vuoto, nascono da volti reali, situazioni documentate e momenti precisi della sua vita, spesso segnati da tensioni che lui trasforma in limpidezza poetica. L’amore, per Puškin, è sempre un fenomeno concreto prima di diventare simbolo, e proprio per questo i suoi versi mantengono una freschezza inalterata. Quando nel 1825 incontra Anna Kern nella casa del generale Olenin, a Pietroburgo, rimane colpito da quella che definì più tardi «una presenza che illumina l’aria». Da quell’incontro nasce il celebre componimento che si apre con «Ricordo un istante meraviglioso», scritto nel 1825 e rivisto più volte. Kern non fu soltanto una musa: rappresentò per lui il modello della bellezza che visita l’uomo e poi scompare, lasciando una traccia interiore. Da questo rapporto, complesso e non corrisposto, deriva anche “Я вас любил” (“Vi ho amata”), scritto nel 1829, dove la rinuncia è trattata con un controllo sorprendente. Il celebre verso “possa un altro amarti come Dio voglia” non è una formula lirica, corrisponde a una scelta reale, quasi ascetica, fatta da Puškin per non scivolare in un sentimentalismo lamentoso o accusatorio. La sua grandezza sta nella capacità di trattenere l’emozione senza negarla, rendendo la discrezione più eloquente di qualsiasi dichiarazione enfatica. Un ruolo diverso, ma altrettanto incisivo, è quello di Natal’ja Gončarova, che Puškin sposa nel 1831. Le poesie dedicate a lei non hanno il tono sospeso riservato a Kern, ma rivelano un legame più terreno, attraversato da entusiasmo, idealizzazione e inquietudine. Alcuni versi precedenti al matrimonio, come quelli del componimento “Talismano” (1827), sono stati interpretati dagli studiosi come indizi della nascita di un sentimento che Puškin viveva con una forma peculiare di devozione. L’amata diventa un punto di riferimento simbolico, un segno che custodisce la direzione della sua vita. Dopo le nozze la sua scrittura cambia: il poeta osserva Natal’ja nel pieno della mondanità moscovita e pietroburghese, e la poesia registra questa oscillazione tra ammirazione e timore. Queste tensioni accompagneranno la coppia fino agli ultimi mesi del poeta, segnati dall’ondata di maldicenze che sfocerà nel duello del 1837, evento che getta una luce particolare sulle poesie nate negli anni precedenti, dove si intuisce una specie di vigilanza interiore, come se Puškin percepisse che ogni passione comporta un prezzo profondo. Meno nota al grande pubblico, ma decisiva per comprendere il suo modo di amare, è la figura di Ekaterina Karamzina, moglie dello storico Karamzin. Il loro legame non fu mai ufficiale, né pienamente vissuto, ma alcune brevi poesie a lei dedicate mostrano un’altra sfumatura della sensibilità di Puškin, l’attrazione trattenuta, la consapevolezza di un limite sociale invalicabile, la necessità di esprimere un sentimento intenso in forma minima. Quando Puškin scrive pochi versi per lei, sceglie la forma più essenziale possibile; niente enfasi, niente descrizioni elaborate: solo l’accenno a un movimento dell’anima che non può diventare storia. È qui che emerge con forza la sua capacità di dire molto attraverso pochissimo, lasciando che la poesia assuma la funzione di uno sguardo trattenuto. Nel complesso, le poesie d’amore di Puškin non costituiscono un unico discorso continuo ma una geografia sentimentale, un insieme di punti che si illuminano a vicenda. Kern rappresenta l’apparizione che risveglia; Gončarova, la presenza che accompagna e allo stesso tempo inquieta; Karamzina, il desiderio che rimane sospeso. In tutte queste figure l’amore non è mai pura emozione ma esperienza che mette ordine nel caos della vita. Puškin comprende che ogni volta che l’amore si manifesta, rivela contemporaneamente ciò che siamo e ciò che ci manca. Per questo la sua poesia rimane attuale, non parla a chi cerca frasi ad effetto ma a chi riconosce nell’amare un gesto conoscitivo, un modo per misurare la propria verità interiore. Pubblicare e rileggere oggi questi versi significa accettare che l’amore, nella sua forma più alta, non è una fuga dalla realtà ma il modo più diretto per guardarla senza illusioni, trasformando l’esperienza personale in parola duratura.
( Roberto Minichini, dicembre 2025 )






