lunedì 27 febbraio 2023

Forse ci baceremo ancora

 


Non posso che ammirare il tuo ingegno, la tua erudizione, la tua delicata e sottile arte. Mi sento vecchio per tutto ormai, anche troppo vecchio per trasmettere il sapere e il privilegio della intensità poetica che tu mi hai donato tramite la tua immensa luce. Fingo di avere dei sentimenti, fingo di avere il piacere di diventare padre, fingo di essere forte, fingo di essere puro e religioso, fingo di essere patriota, io non ho patria, sono uno sradicato di un matrimonio misto, vittima di un destino ingrato e severo, ma tu hai dovuto sopportare tragedie infinitamente più gravi, per questo non fingo ma sono autentico nella mia devozione a te e al tuo esempio di studiosa di romanzi e novelle e praticante geniale del verseggiare, io giuro fedeltà alla eredità di una cultura la cui lingua scioglie la mia anima, atavicamente e fanaticamente slava orientale, questa lingua deve rimanere pura, non globale, non neutrale, non di tutti, no, ma solo ed eternamente nostra. Oh, tu, donna speciale, che ora abiti nel mondo fuori da questo pianeta, nel mondo cosmico e cosmista lontano e panslavo perfetto dove tutti ci troveremo, spero che mi osservi con dolce misericordia, e mi incoraggi, che tu mi dica: torna, ricordati i prati, i villaggi, i libri, le sere figlie di tramonti paradisiaci, e le contadine generose a cui toccare le natiche affaticate, poi i popi barbuti che odorano di grappa, a cui far capire che i turchi hanno la vera religione e che essi, i miei fratelli ottomani, sono giustamente astemi come lo sono io, si, i miei cari sacerdoti ortodossi pieni di libri di esegesi, con cui litigare sulla teologia trinitaria e non trinitaria, per poi abbracciarci e mangiare insieme e dormire insieme e fare battute peccaminose sulle donne con cui si è commesso peccato carnale. Rappresento una carta dei Tarocchi, degli Arcani Maggiori, che ti lascio indovinare di quale si tratta. Ma dove sei finita, dove ti hanno portata? Sei ancora di questo piano terreno, o sei veramente ascesa, non solo al potere ma verso le sfere cherubiniche del mondo astrale degli eroi panslavi ancestrali, oppure, sono, come dici sempre tu, un ubriaco anche se non bevo un goccio? Si, sono ubriaco, sono ubriaco di un vino sacro che si chiama amore. Con un solo dito ti posso far arrestare, ma poi non mi dirai mai più che sono un uomo buono. Come faccio a vederti triste o arrabbiata un solo secondo? Non mi farai più lezioni di letteratura russa dell’Ottocento, non mi suonerai più i pezzi che amava Pasternak al pianoforte, di musica non me ne frega niente, ma voglio osservare la tua grazia, le tue mani, le tue spalle, i tuoi capelli. Ci baceremo ancora, se Dio lo vorrà.

Roberto Minichini, Ljubljana, febbraio 2023

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